Concedetemi un piccolo post di autocompiacimento.
Nel ultimo numero di Subvertising, rinnovato nello stile e nel concept, il celebre magazine dedica un piccolo spazio alle altre realtà di studio e diffusione delle tematiche legate al Transmedia, animate principalmente nei gruppi Transmedia Italia di Linkedin e Facebook. Tra i top contributors del gruppo Linkedin ci sono anche io, in quanto curatore di “Kinovan Focus on Transmedia“, il settimanale di approfondimento con content curation in lingua inglese che ci è valso l’attenzione e gli apprezzamenti di addetti ai lavori e newbies da tutto il mondo.
Desidero per l’occasione ringraziare pubblicamente la redazione di Subvertising e tutta la community di appassionati ricercatori, producer, autori ed imprenditori che si stanno interessando all’argomento perchè ora che il termine Transmedia ha assunto una certa popolarità anche in Italia e che si comincia ad essere ascoltati diversamente quando proponiamo progetti transmediali ai nostri interlocutori, proprio ora, serve fare maggiore chiarezza e approfondire un tema così importante per capire i cambiamenti che l’era della convergenza dei media produce nel nostro modo di concepire, realizzare e fruire delle storie che raccontiamo su differenti piattaforme.
Naturalmente tradurre è anche tradire e quindi nel passaggio alla vulgata, ho constatato come il mantra del Transmedia quale rimedio di tutti i mali o argomento di moda tra addetti ai lavori corra il rischio di banalizzare il tema in se stesso riducendolo ad una variante strategica del marketing non convenzionale, cosa che non rende a mio avviso merito ad una tradizione di studi e ad una professione che negli Stati Uniti è riconosciuta, quella del transmedia producer, e che qui in Italia invece fatica ancora ad entrare nell’immaginario di buona parte degli editori e produttori di contenuti legati guardacaso maggiormente ai media tradizionali.
Mi auguro che si possa finalmente aprire un dibattito su questo e su come la narrazione multipiattaforma richieda una preparazione specifica ma ci apre ad uno scenario futuribile in cui all’autore sarà chiesto di interagire maggiormente con noi, di non relegarci a meri fruitori passivi, di coinvolgerci in processi inaspettati che vanno oltre lo schermo.
Per questa ragione, e per tenermi aggiornato sui case history e sui nuovi studi, ho avviato la content curation di “Kinovan Focus On Transmedia”. Mi auguro che servirà ancora, non solo a me, per portare avanti la discussione e vedere sempre più progetti transmediali italiani nascere e proliferare.
Giovanni D’Aloia
Kinovan srl, founder & creative producer
http://www.subvertising.it/tutto-il-transmedia-italiano-online/
http://www.kinovan.com/transmedia