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Quasi due anni di Kinovan e il meglio deve ancora venire

 

Cari amici di Kinovan approfitto dello spazio del nostro blog per fare un piccolo bilancio e per farvi sapere che siamo finalmente arrivati ad un momento fondamentale del nostro percorso d’impresa. Dopo 3 anni di progettazione e ricerca di bandi, fondi, partner e potenziali investitori. Dopo un anno e mezzo nella nuova sede all’ Hub, con numerosi videoreportage realizzati, uno spot per la tv non andato in onda, un format originale che meritava di vincere un contest e una produzione transmedia importante alla quale stiamo lavorando.  Dopo tutto ciò, ed altro ancora che non sto a dire per non farvi addormentare sulla sedia in attesa della notizia fondamentale, rullo di tamburi, TADàààà, abbiamo avviato l’acquisto della strumentazione e l’allestimento del Kinovan. Per completare l’investimento che abbiamo previsto vi chiederemo presto di sostenere con una donazione la nostra campagna di crowdfunding su Indiegogo. Intanto per chi volesse sapere come questa avventura ha avuto inizio, qui sotto vi racconto la mia storia e come ho avuto l’idea del Kinovan, l’unità mobile di produzione crossmediale.

Come tutto è cominciato

Mi chiamo Giovanni D’Aloia e sono un creative producer  seguendo la terminologia anglosassone. In Italia equivale al mestiere del produttore e regista indipendente. Dal 2011 anni sono infatti anche ideatore, responsabile legale ed amministratore della Kinovan srl.

A pensarci adesso col senno di poi, sin da piccolo ho dimostrato un vivo interesse per l’autoproduzione in campo artistico. A 5 anni recitavo in piccoli sketch comici da me improvvisati. A 7 realizzavo la mia rivista autoprodotta di fumetti, ricopiando a mano fedelmente quelli che più mi piacevano dagli originali, a 14 realizzavo le scenografie delle rappresentazioni teatrali e del festival canoro della mia parrocchia.

Le mie prime vere esperienze nel campo della produzione di contenuti  audiovisivi risalgono però agli anni di studi universitari in Comunicazione a Roma. Nel 1998 ispirato dal libro “La città polifonica” di Massimo Canevacci e da un celebre brano dei King Crimson, ho realizzato un cortometraggio/videoclip a budget zero e soprattutto con l’aiuto di amici e partendo da quello che avevo: niente. Erano anni in cui anche solo acquisire un filmato richiedeva una mole di lavoro notevole, gli anni del passaggio dall’analogico al digitale, un periodo ed un ambito in cui le aspettative di rivoluzione dei processi creativi e di fruizione di contenuti digitali erano altissime e i software e la diffusione della Rete ancora poco all’altezza delle stesse.

Da allora non ho mai smesso di imparare e di cercare di accumulare esperienze nei più vari ambiti professionali della comunicazione audiovisuale. Dall’operatore di mixer su regia mobile all’assistente di produzione, dalla scrittura creativa alla presenza in video, sia che si trattasse di contenuti giornalistici o di programmi di fiction ed intrattenimento, tutto mi è servito negli anni e continua a servirmi ogni giorno per cercare di avere una visione quanto più ampia del lavoro di ognuna delle persone coinvolte nel processo creativo e produttivo di trasposizione sullo schermo di una idea, un soggetto o un format.

Nel 2000 ho conosciuto Paolo Monti e Laura Rossi, due persone che hanno profondamente influenzato il mio metodo di ricerca, la lente con cui guardavo non solo al mondo dell’arte e alla società dello spettacolo. La loro casa di produzione audiovisiva era infatti al lavoro su una serie di documentari su eminenti figure del mondo della videoarte italiana ed ebbi l’occasione di lavorare ai loro progetti tra cui il video della loro tesi di laurea in Architettura, Dune-Sandpile, una efficace sintesi del pensiero di Gregory Bateson applicato alla ricerca artistica di Paolo Monti e al superamento della competizione, Metatron, al di là di ogni gara, come il nome del loro pluripremiato studio lascia intendere .

Sempre nel 2000 ho incontrato Mattia Casalegno e con lui ho cominciato a sperimentare il vjing e l’impiego  dei software di elaborazione dal vivo delle immagini che combinavamo con mixer e tecniche ancora analogiche, dando vita alle nostre primissime collaborazioni con Soul Food  e altre organizzazioni di party universitari con l’appellativo dal retrogusto vagamente kubrickiano di Synth&Mesch.

 

Nel 2001 decidemmo di fondare un collettivo di lavoro e sperimentazione attorno alle pratiche di livemedia e vjing. Nacque Kinotek, il nome prendeva spunto dalla “Kino(biblio)thek”, il  manuale per accompagnamento sonoro dei film muti del compositore Giuseppe Becce. Kinotek era un po’ studio creativo e un po’ factory di videomaker, visual artist, designers e vj che si sono uniti a me e Mattia nel tentativo di supportare il progetto, aiutandoci a preparare e performare i set delle numerose serate nelle quali venivamo coinvolti. Nel 2003 infatti avevamo vinto il primo contest italiano dedicato al vjing da Arezzowave e negli anni successivi siamo stati impegnati nella partecipazione a numerosi eventi e festival dedicati alle arti elettroniche e alla club culture internazionale.

 


Dal 2006 al 2011 abbiamo tenuto vivo il progetto Kinotek anche quando ci esibivamo singolarmente. Mattia aveva infatti intrapreso un percorso di studi e collaborazioni prestigiose all’estero che lo ha portato a diventare un artista affermato e conosciuto anche oltreoceano, mentre io avevo deciso di tornare al Sud, nella mia terra natìa per riscoprire le mie radici, la bellezza del mio territorio e l’infinita gamma di emozioni che suscita oltre che la mia passione originaria per il linguaggio televisivo e cinematografico. Immaginavo allora, e oggi mi auguro che sia vero, che la rivoluzione della Rete dispiegando i suoi effetti avrebbe accelerato la convergenza dei media, ampliando le opportunità di lavoro e accorciando le distanze. Di fatto il processo è stato più lento del previsto e mi sono ritrovato a disperdere le energie tra vjset, riprese per un service di Rai e Mediaset, lavori di montaggio e piccole produzioni video, partecipando anche ad alcuni dei primi contest per creativi su piattaforme online. La mia attività spaziava quindi come per molti freelance  fino a che grazie all’incontro con Walter Giacovelli,  esperto di strategie collaborative,  ho conosciuto Kublai, una iniziativa a sostegno della nascita di imprese creative avviata dal Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico, e ho lavorato con Angelo Amoroso D’Aragona, sotto la guida di Alberto Cottica, Tito Bianchi e con l’aiuto dello staff di Kublai, alla realizzazione dei videoreportage sui primi progetti di impresa che richiedevano aiuto e fondi per lo startup.

Ho potuto così incontrare i meravigliosi ragazzi  del Lucania Film FestivalNino Galante e il suo storico caffè letterario nel cuore di Patti, il giornalista e scrittore Alex De Lisi, che combatte la Mafia percorrendo le stradine della Sicilia a bordo di una 600 d’epoca, Ottavio Navarra, innovativo editore di libri e di un quotidiano freepress di Marsala che non si limita alla cronaca ma fa anche giornalismo d’inchiesta, e tante altre persone che lottano come uomini e imprenditori nel tentativo di riaffermare la dignità e eticità del lavoro e del fare impresa, tanto più necessario se si tratta di impresa culturale e creativa o sociale.

E’ stato durante queste e altre esperienze professionali che ho maturato l’idea che poter utilizzare una regia mobile dedicata al supporto della produzione e alla promozione dei contenuti creati con il pubblico oltre ad aumentare lo standard qualitativo e diminuire i costi rende possibile la collaborazione con i freelance creativi del territorio e restringe i tempi di produzione, cosa sempre più necessaria per stare al passo con i trend comunicativi dei social media e del “selvaggio web”. Inoltre costringe il regista e il producer a sondare nuove tecniche e il copywriter o lo sceneggiatore a immaginare nuovi mondi che fondono le esperienze immersive dei moderni device tecnologici con le millenarie alchimie del racconto. Ho capito quasi subito però che diventare imprenditore avrebbe significato anche provare sulla mia pelle cosa vuol dire tentare di fare innovazione e impresa nel mezzogiorno d’Italia. Incuriosito dal tema ho cominciato così ad approfondire quale era la storia e le caratteristiche delle regie mobili (dai primi esemplari equiparabili a delle sale di proiezione viaggianti  agli obvan delle produzioni cinetelevisive) e quali erano le opportunità che i nuovi media stavano schiudendo per l’evoluzione di format e servizi. Ho progettato con l’aiuto di uno storico fornitore specializzato in tecnologie per la produzione broadcast (Hmedia) e di un esperto artigiano allestitore di veicoli speciali (Mastervan), il Kinovanun camper ipertecnologico, ideale supporto per la postproduzione di contenuti digitali sul set e per qualsiasi evento o campagna non convenzionale. Un ufficio multimediale mobile attrezzato su misura per le esigenze di qualunque organizzazione voglia coinvolgere la propria audience nelle nuove pratiche di coproduzione creativa e condivisione con la community di fan: dallo streaming dedicato ai contenuti esclusivi realizzati con gli utenti.

Terminata la redazione del documento di progetto con l’aiuto dei tutor e degli altri progettisti, con mia grande sorpresa, il  Kinovan era tra finalisti della prima edizione dei Kublai Awards, supportato da una corposa community di membri e in compagnia di progetti del calibro di Critical CityLucania Film FestivalAngeli per viaggiatori. L’anno seguente, a conferma della bontà dell’idea il progetto è stato selezionato da “Working Capital” di Telecom Italia e da Hfarm per la presentazione tra le startup pugliesi più promettenti.

La Kinovan srl è stata costituita nel 2011  e da quel momento in poi tutti gli sforzi miei e del mio socio in questa avventura, Francesco Paolo Figlia, sono stati indirizzati al completamento della operatività dell’impresa e al finanziamento della regia mobile. Quasi subito si sono uniti a noi professionisti e freelance del territorio che hanno collaborato alle prime produzioni, iniziando a costruire un primo nucleo di quello che sarà il futuro Kinoteam. Tra questi Ambrogio Palmisano, regista e montatore raffinato di lungo corso, mio primo maestro e mentore oltre che risorsa umana fondamentale dell’azienda, Francesco Uva, Lucio Costantini, Yamuna Illuzzi, Michelangelo Torres, Lorenzo Zitoli, Christian Pallone, la Compagnia di Chimanca, Francesco Zenzola, Giuseppe Ricci, Fabio Giacobbe Doria, Nicolas Joos, Marco Albanese, tutti gli Hubbers  e me ne scuso ma sicuramente dimenticherò qualcuno.

Tra i lavori eseguiti: la collaborazione come media partner  dell’evento Kublai Camp 2011 per Invitalia, la realizzazione di uno spot per Fondazione Unipolis finalizzato a promuovere il bando Culturability, la postproduzione dei video realizzati con gli studenti dei laboratori sui Media Civici organizzati dalla Fondazione Ahref e da me tenuti in qualità di docente (San Paolo Social Network e Anteas Calabria) e i servizi e contenuti realizzati a supporto dell’evento  “Con il Sud”, organizzato a Bari da Fondazione Con il Sud.

Nello stesso anno abbiamo deciso di partecipare ad Hub Bari innovativo spazio di coworking collegato ad un network internazionale, dove attualmente la Kinovan srl ha sede legale ed operativa, insieme a numerosi altri startupper, professionisti e piccole aziende del territorio pugliese.